Due donne. Due madri, due amiche. Alte, corpo asciutto, muscoli; abiti neri lunghi, braccia e spalle scoperte. Sedute una di fianco all’altra, di spalle al pubblico, un lungo bastone fra le mani che muovono come un remo per navigare. Poi si accarezzano, una siede sulle braccia dell’altra che l’accarezza teneramente come una madre con un figlio; si scambiano posizione, dandosi un abbraccio reciproco. Si alzano, si muovo lentamente, i movimenti sono precisi, attenti, mai inutili. E’ uno scambio muto di parole, di tenerezze, di storie che si raccontano, fra passato e presente. C’è femmilità, c’è amore, tenerezza, dolore anche. Sono storie di vita, che le due donne ci trasmettono con la loro danza-teatro.

Due grandi danzatrici: Germaine Acogny, “madre della danza africana contemporanea” e Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia 2021, e Malou Airaudo, ex membro del Tanztheater Wuppertal per il quale ha interpretato ruoli centrali in molte opere di Pina Bausch.
E’ stato interessante notare come, pur avendo entrambe grande esperienza dei gesti e movimenti della danza, Germaine Acogny aveva comunque il ritmo e la gestualità propria africana. Lo vedevo nel suo muovere le spalle, i fianchi, diversamente da Malou Airaudo che era invece molto tradizionale e direi europea.

Nell’intervallo lo spettacolo nello spettacolo: una dozzina di addetti alle scene salgono sul palo e lo ricoprono inizialmente con una sorta di base in legno, che battono con i piedi per fissarlo bene al suolo del palco stesso, e mimando involontariamente una sorta di pre-danza tribale, suscitando l’applauso divertito del pubblico rimasto seduto in sala. Poi su questa base entrano setti o otto contenitori del tipo immondizia, colmi di terra nera, che con grandi pale da neve gli addetti iniziano a spargere su tutta la superficie di legno, ben attenti a farlo in modo regolare, senza lasciare buchi o montagnette, e pulendo il contorno. Una mezz’ora di lavoro, anche qui alla fine applausi per il loro lavoro.

E poi, la meraviglia: inizia la musica della Sagra della Primavera di Stravinsky ed entrano in scena i danzatori. Donne e uomini provenienti da quattordici diversi paesi africani, danzano un rituale inflessibile, che prevede il sacrificio di un “prescelto” che cambia la stagione dall’inverno alla primavera. Una danza tribale, forte, energetica, ritmata, che ben si adatta alla musica contemporanea di Stravinsky. Le donne con semplici abiti-sottoveste leggeri, gli uomini a torso nudo, si muovo a gruppi, si inseguono, si accoppiano, si cercano e si lasciano, fino a trovare la “prescelta” che, vestita di un abito rosso, sarà sacrificata al bene comune.

Pina Bausch al Lac

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