Lo straniero milanese

L’incontro

Quando l’uomo passò davanti alla vetrina di quel piccolo negozio situato nel suo quartiere si fermò colpito da quello che vedeva. Non aveva mai notato che fra le tante botteghe di cinesi che vendevano le loro cianfrusaglie frammiste al cibo esotico, ci fosse un negozio di arte. In realtà era un atelier di ceramica, dove una donna creava ed esponeva in vendita le sue opere.

Attraverso la vetrina si vedeva un grande tavolo sul quale lei era intenta a manipolare quella che probabilmente era argilla. Su uno dei lati dell’ampio spazio diversi scaffali esponevano ceramiche finite quali ciotole di varie dimensioni, vasi alti e sottili, o panciuti e tondi, grandi piatti, e altri oggetti più o meno colorati. Sulla parete di fronte erano appesi numerosi pesci multicolori, e l’insieme dava l’idea di un variopinto acquario. Accanto alla porta un esile espositore in vetro e acciaio ospitava diverse piccole sculture: una figura femminile alta e flessuosa, bianca, senza braccia e con il capo reclinato; un’altra figura, nera questa volta, sottile con una testa piccolissima e una lunga gonna a balze, ricordava una scultura di Melotti; una terza era una ballerina, con il tutù e il corpo in una posa di danza. Verso il fondo del laboratorio si notava un grande forno elettrico pronto ad accogliere gli oggetti da cuocere. Accanto si trovava un tornio pure elettrico, e tutto intorno altri scaffali di legno grezzo ospitavano vari oggetti in fase di lavorazione.

Fattosi coraggio l’uomo aprì la porta ed entrò, chiedendo in uno stentato italiano se poteva dare un’occhiata in giro. La donna acconsentì, alzando appena la testa dal suo lavoro. Lui allora iniziò ad aggirarsi fra gli scaffali osservando soprattutto le sculture. Erano queste che avevano colpito la sua attenzione, essendo anche lui uno scultore, se pur di legno e avorio. Nel suo paese, l’Africa, prima di lasciarlo per emigrare a Parigi aveva imparato il mestiere in un laboratorio artigianale di sculture….

 

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La lambretta gialla

Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro imparato a memoria e di cui gli amici possono solo leggere il titolo.
Virginia Woolf

Ritornando dopo quarant’anni passati lontano dalla propria città nella casa che l’ha vista crescere, l’autrice rivive numerosi episodi della sua infanzia. Una folla di personaggi, fratelli dispettosi, cugini amici d’infanzia, i primi amori, le vacanze in campeggio, gli affetti più cari e quelli conosciuti per caso; momenti felici, divertenti, avventurosi rivivono così nelle pagine di questo libro.

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